Quasi 900mila "pagelle verdi", di cui mezzo milione solo in Lombardia. Sono
le certificazioni energetiche degli edifici rilasciate finora in Italia, in base
alla normativa nazionale e alle discipline regionali. Un risultato che colloca
il nostro Paese al primo posto in Europa per numero di attestati, pur nel
contesto di una normativa molto frammentata a livello territoriale. Il dato è
contenuto nel Rapporto 2011 «Attuazione della certificazione energetica degli
edifici in Italia» – realizzato dal Comitato termotecnico italiano (Cti) e da
Mostra Convegno Expocomfort – che sarà presentato domani e dopodomani a Milano
nel Primo forum sulla certificazione energetica.
Il rapporto ricostruisce il mosaico di regole sul territorio. Per iniziare,
soltanto la metà delle Regioni si è dotata, ad oggi, di norme locali specifiche:
l'ultima in ordine di tempo è la Valle d'Aosta, dove debutterà il 20 luglio il
sistema Beauclimat, introdotto dalla delibera 1062/2011, che prevede l'obbligo
di attestato anche per compravendite e locazioni. Sul resto dei territori la
certificazione degli immobili è obbligatoria, ma segue le norme nazionali. Una
situazione che, va detto, spesso è frutto di precise scelte da parte delle
amministrazioni, che hanno deciso (come in Veneto) di non sovrapporre allo Stato
"cavilli" locali.
Il panorama, del resto, è già molto frammentato. Ad esempio, oggi la normativa
nazionale (Dm 26 giugno 2009) consente di autocertificare che l'immobile venduto
è in classe G (la peggiore), senza misurarne le prestazioni energetiche. La
norma è stata duramente criticata, perché potrebbe consentire di aggirare
l'obbligo della certificazione. In cinque regioni, però, questa opzione non è
ammessa: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria e provincia autonoma di
Trento.
Altre disparità riguardano i criteri di calcolo per misurare le caratteristiche
energetiche degli immobili. Ad esempio, la Lombardia e la provincia di Bolzano
(dove c'è il sistema CasaClima) non utilizzano le norme tecniche del pacchetto
Uni/Ts 11300.
Suscita più di una perplessità, poi, il dato sui controlli. Oggi solamente
quattro regioni e una provincia autonoma hanno avviato un monitoraggio sugli
attestati: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e provincia di Trento. I
numeri sono ancora bassissimi: un centinaio di verifiche, secondo il rapporto.
Senza contare che, nella maggior parte dei casi, si tratta di indagini svolte in
via sperimentale, a cui non corrispondono ancora sanzioni, neppure nel caso di
territori come Piemonte e Lombardia, dove per chi compila in modo scorretto
l'Ace sono previste multe salate.
Sullo sfondo resta infine il nodo della preparazione dei certificatori (oltre
30mila professionisti, se si contano solo gli accreditati agli elenchi
regionali, di cui 13.400 in area lombarda) da cui dipende la credibilità delle
"pagelle" e la loro capacità di orientare il mercato e l'industria delle
costruzioni. Un popolo costituito da professionisti – architetti, termotecnici,
ingegneri – che mal sopportano l'imposizione da parte delle Regioni di tasse per
l'iscrizione locale ad elenchi (recente il caso del Piemonte, dove
l'amministrazione – in seguito al ricorso dell'Ordine degli architetti di Torino
– restituirà le quote versate dai promotori dell'impugnazione, abolendole per
tutti gli altri professionisti già iscritti a un ordine o a un collegio).
Secondo il Comitato termotecnico – pur nel groviglio normativo e con grandi
differenze territoriali – il risultato premia l'Italia, che è stata la prima
nazione a recepire la direttiva europea 2002/91/CE, estendendo la certificazione
praticamente a tutti gli edifici, con pochi vincoli. Ma, sul lungo periodo, la
sfida sarà vinta solo se il parametro della classe A diventerà sinonimo di bassi
consumi energetici per gli acquirenti di case in tutta Italia.
Fonte: ilsole24ore.com